Amici degli Angeli

Posts written by white_rose

  1. .
    Paradiso, XXVIII,
    13-45


    I nove cori angelici come circoli attorno al punto divino

    E com'io mi rivolsi e furon tocchi
    li miei da ciò che pare in quel volume,
    quandunque nel suo giro ben s'adocchi,
    un punto vidi che raggiava lume
    acuto sì, che 'l viso ch'elli affoca
    chiuder conviensi per lo forte acume:
    e quale stella par quinci più poca,
    parrebbe luna, locata con esso
    come stella con stella si colloca.
    Forse cotanto quanto pare appresso
    alo cigner la luce che 'l dipigne,
    quando 'l vapor che 'l porta più è spesso,
    distante intorno al punto un cerchio d'igne
    si girava sì ratto, ch'avria vinto
    quel moto che più tosto il mondo cigne.
    E questo era d'un altro circuncinto,
    e quel dal terzo, e 'l terzo poi dal quarto,
    dal quinto il quarto, e poi dal sesto il quinto.
    Sopra seguiva il settimo sì sparto
    già di larghezza, che 'l messo di Iuno
    intero a contenerlo sarebbe arto.
    Così l'ottavo e 'l nono; e ciascheduno
    più tardo si movea, secondo ch'era
    in numero distante più da l'uno;
    e quello avea la fiamma più sincera
    cui men distava la favilla pura,
    credo, però che più di lei s'invera.
    La donna mia, che mi vedea in cura
    forte sospeso, disse: "Da quel punto
    depende il cielo e tutta la natura.
    Mira quel cerchio che più li è congiunto;
    e sappi che 'l suo muovere è si tosto
    per l'affocato amore ond'elli è punto".


    Paradiso,
    XXVIII, 46-57


    Difficoltà di Dante sulla corrispondenza dei cori angelici con i cieli

    E io a lei: "Se 'l mondo fosse posto
    con l'ordine ch'io veggo in quelle rote,
    sazio m'avrebbe ciò che m'è proposto:
    ma nel mondo sensibile si puote
    veder le volte tanto più divine,
    quant'elle son dal centro più remote.
    Onde, se 'l mio disio dèe aver fine
    in questo miro e angelico templo
    che solo amore e luce ha per confine,
    udir conviemmi ancor come l'essemplo
    e l'essemplare non vanno d'un modo,
    chè io per me indarno a ciò contemplo".


    Paradiso,
    XXVIII, 58-87


    Spiegazione di Beatrice sulla proporzione del moto dei cori con il moto dei cieli

    "Se li tuoi diti non sono a tal nodo
    sufficienti, non è maraviglia;
    tanto, per non tentare, è fatto sodo!".
    Così la donna mia; poi disse: "Piglia
    quel ch'io ti dicerò, se vuo' saziarti;
    ed intorno da esso t'assotiglia.
    Li cerchi corporai sono ampi e arti
    secondo il più e 'l men de la virtute
    che si distende per tutte lor parti.
    Maggior bontà vuol far maggior salute;
    maggior salute maggior corpo cape,
    s'elli ha le parti igualmente compiute.
    Dunque costui che tutto quanto rape
    l'altro universo seco, corrisponde
    al cerchio che più ama e che più sape.
    Per che, se tu a la virtù circonde
    la tua misura, non a la parvenza
    de le sustanze che t'appaion tonde,
    tu vedrai mirabil consequenza
    di maggio a più e di minore a meno,
    in ciascun cielo, a sua intelligenza".
    Come rimane splendido e sereno
    l'emisfero de l'aere, quando soffia
    Borea da quella guancia ond'è più leno,
    per che si purga e risolve la roffia
    che pria turbava, sì che 'l ciel ne ride
    con le bellezze d'ogni sua parroffia;
    così fec'io, poi che mi provide
    la donna mia del suo risponder chiaro,
    e come stella in cielo il ver si vide.
    E poi che le parole sue restaro,
    non altrimenti ferro disfavilla
    che bolle, come i cerchi sfavillaro.
    L'incendio suo seguiva ogni scintilla;
    ed eran tante, che 'l numero loro
    più che 'l doppiar de li scacchi s'immilla.
    Io sentiva osannar di coro in coro
    al punto fisso che li tiene a li ubi,
    e terrà sempre, ne' quai sempre fuoro.


    Paradiso,
    XXVIII, 88-96


    Canto degli angeli

    E poi che le parole sue restaro,
    non altrimenti ferro disfavilla
    che bolle, come i cerchi sfavillaro.
    L'incendio suo seguiva ogni scintilla;
    ed eran tante, che 'l numero loro
    più che 'l doppiar de li scacchi s'immila.
    Io sentiva osannar di coro in coro
    al punto fisso che li tiene a li ubi,
    e terrà sempre, ne' quasi sempre fuoro.


    Paradiso,
    XXVIII, 97-129


    Classificazione dei cori angelici

    E quella che vedea i pensier dubi
    ne la mia mente, disse: "I cerchi primi
    t' hanno mostrato Serafi e Cherubi.
    Così veloci seguono i suoi vimi,
    per somigliarsi al punto quanto ponno;
    e posson quanto a veder sublimi.
    Quelli altri amor che dintorno li vonno,
    si chiaman Troni dal divino aspetto,
    per chè 'l primo ternaro terminonno.
    E dèi saper che tutti hanno diletto,
    quanto la sua veduta si profonda
    nel vero in che si queta ogni intelletto.
    Quinci si può veder come si fonda
    l'esser beato ne l'atto che vede,
    non in quel ch'ama, che poscia seconda:
    e del vedere é misura mercede,
    che grazia partorisce e buona voglia:
    così di grado in grado si procede.
    L'altro ternaro, che così germoglia
    in questa primavera sempiterna
    che notturno Ariete non dispoglia,
    perpetualmente 'Osanna' sberna
    con tre melode, che suonano in tree
    ordini di letizia onde s'interna.
    In essa gerarcia son l'altre dee:
    prima Dominazioni, e poi Virtudi;
    l'ordine terzo di Podestadi ée.
    Poscia ne' due penultimi tripudi Principati
    e Arcangeli si girano:
    l'ultimo è tutto d'Angelici ludi.
    Questi ordini di su tutti s'ammirano,
    e di giù vincon sì, che verso Dio
    tutti tirati sono, e tutti tirano.


    Paradiso,
    XXIX, 31-69


    Gli Angeli buoni e quelli ribelli

    "Concreato fu ordine e costrutto
    a le sustanze; e quelle furon cima
    nel mondo in che puro atto fu produtto;
    pura potenza tenne la parte ima;
    nel mezzo strinse potenza con atto
    tal vime, che già mai non si divina.
    Ieronimo vi scrisse lungo tratto
    di secoli de li angeli creati
    anzi che l'altro mondo fosse fatto;
    ma questo vero é scritto in molti lati
    da li scrittor de lo Spirito Santo;
    e tu te n'avvedi, se bene agguati;
    e anche la ragione il vede alquanto,
    che non concederebbe che i motori
    sanza sua profezion fosser cotanto.
    Or sai tu dove e quando questi amori
    furon creati e come; sì che spenti
    nel tuo disio già sono tre ardori.
    Né giugnerìesi, numerando, al venti
    sì tosto, come de li angeli parte
    turbò il suggetto de' vostri elementi.
    L'altra rimase, e cominciò quest'arte
    che tu discerni, con tanto diletto,
    che mai da circuir non si diparte.
    Principio del cader fu il maledetto
    superbir di colui che tu vedesti
    da tutti i pesi del mondo costretto.
    Quelli che vedi qui furon modesti
    a riconoscer sé da la bontade
    che li avea fatti a tanto intender presti;
    per che le viste lor furo esaltate
    con grazia illuminante e con lor merto,
    sì c'hanno ferma e piena volontate.
    E non voglio che dubbi, ma sie certo
    che ricever la grazia é meritorio,
    secondo che l'affetto l'è aperto.
    Omai dintorno a questo consistorio
    puoi contemplare assai, se le parole
    mie son ricolte, sanz'altro aiutorio".


    Paradiso,
    XXIX, 70-84


    Errore di chi insegna esservi negli angeli memoria

    "Ma perché in terra per le vostre scole
    si legge che l'angelica natura
    é tal, che 'ntende e si ricorda e vole
    ancor dirò, perché tu veggi pura
    la verità che là giù si confonde,
    equivocando in sì fatta lettura.
    Queste sustanze, poi che fur gioconde:
    de la faccia di Dio, non volser viso
    da essa, da cui nulla si nasconde:
    però non hanno vedere interciso
    da novo obietto, e però non bisogna
    rememorar per concetto diviso.
    Sì che là giù, non dormendo, si sogna,
    credendo e non credendo dicer vero;
    ma ne l'uno é più colpa e più vergogna".


    Paradiso,
    XXIX, 85-93


    Deplorazione delle fazioni filosofiche

    "Voi non andate giù per un sentiero
    filosofando; tanto vi trasporta
    l'amor de l'apparenza e 'l suo pensiero!
    E ancor questo qua su si comporta
    con men disdegno che quando é posposta
    la divina scrittura, o quando é tòrta.
    Non vi si pensa quanto sangue costa
    seminarla nel mondo, e quanto piace
    chi umilmente con essa s'accosta".


    Paradiso,
    XXIX, 94-126


    Contro i predicatori fatui

    "Per apparer ciascun s'ingegna e face
    sue invenzioni; e quelle son trascorse
    da' predicanti e 'l Vangelo si tace.
    Un dice che la luna si ritorse
    ne la passion di Cristo e s'interpuose,
    per che 'l lume del sol giù non si porse;
    e mente, chè la luce si nascose
    da sé; però a l'Ispani e a l'Indi,
    come a' Giudei, tale eclissi rispuose.
    Non ha Fiorenza tanti Lapi e Bindi
    quante sì fatte favole per anno
    in pergamo si gridan quinci e quindi;
    sì che le pecorelle, che non sanno,
    tornan del pasco pasciute di vento,
    e non le scusa non veder lo danno.
    Non disse Cristo al suo primo convento:
    'Andate, e predicate al mondo ciance';
    ma diede lor verace fondamento.
    E quel tanto sonò ne le sue guance,
    sì ch'a pugnar per accender la fede
    de l'Evangelo fero scudo e lance.
    Ora si va con motti e con iscede
    a predicar, e pur che ben si rida,
    gonfia il cappuccio, e più non si richiede.
    Ma tale uccel nel becchetto s'annida,
    che se 'l vulgo il vedesse, vederebbe
    la perdonanza di ch'el si confida;
    per cui tanta stoltezza in terra crebbe,
    che sanza prova d'alcun testimonio,
    ad ogni promission si correrebbe.
    Di questo ingrassa il porco sant'Antonio,
    e altri assai che sono ancor più porci,
    pagando di moneta senza conio".


    Paradiso,
    XXIX, 127-145


    Innumerabilità degli Angeli

    "Ma perchè siam digressi assai, ritòrci
    li occhi oramai verso la dritta strada
    sì che la via col tempo si raccorci.
    Questa natura sì oltre s'ingrada
    in numero che mai non fu loquela
    né concetto mortal che tanto vada:
    e se tu guardi quel che si rivela
    per Daniel, vedrai che 'n sue migliaia
    determinato numero si cela.
    La prima luce, tutta la raia,
    per tanti modi in essa si recepe,
    quanti son li splendori a ch'i s'appaia.
    Onde, però che a l'atto che concepe
    segue l'affetto, d'amar la dolcezza
    diversamente in essa ferve e tepe.
    Vedi l'eccelso omai e la larghezza
    de l'etterno valor, poscia che tanti
    speculi fatti s'ha in che si spezza,
    uno manendo in sé come davanti".


    Paradiso,
    XXX, 1-15


    Scompaiono i cori angelici

    "Forse seimila miglia di lontano
    ci ferve l'ora sesta, e questo mondo
    china già l'ombra quasi al letto piano,
    quando il mezzo del cielo, a noi profondo,
    comincia a farsi tal, ch'alcuna stella
    perde il parere infino a questo fondo;
    e come vien la chiarissima ancella
    del sol più oltre, così 'l ciel si chiude
    di vista in vista infino a la più bella.
    Non altrimenti il triunfo che lude
    sempre dintorno al punto che mi vinse,
    parendo inchiuso da quel ch'elli 'nchiude,
    a poco a poco al mio veder si stinse;
    per che tornar con li occhi a Beatrice
    nulla vedere ed amor mi costrinse.


    Paradiso,
    XXXI, 1-51


    Beati e Angeli nella candida rosa

    In forma dunque di candida rosa
    mi si mostrava la milizia santa
    che ne' suo sangue Cristo fece sposa;
    ma l'altra, che volando vede e canta
    la gloria di colui che la innamora
    e la bontà che la fece cotanta,
    sì come schiera d'ape, che s'infiora
    una fiata e una si ritorna
    là dove suo labbro s'insapora,
    nel gran fior discendeva che s'adorna
    di tante foglie, e quindi risaliva
    là dove 'l suo amor sempre soggiorna.
    Le facce tutte avean di fiamma viva,
    e l'ali d'oro, e l'altro tanto bianco,
    che nulla neve a quel termine arriva.
    Quando scendean nel fior, di bianco in bianco
    porgean de la pace e de l'ardore
    ch'elli acquistavan ventilando il fianco.
    Nell'interpori tra 'l disopra e 'l fiore
    di tanta plenitudine volante
    impediva la vista e lo splendore;
    ché la luce divina é penetrante
    per l'universo secondo ch'è degno,
    sì che nulla le puote essere ostante.
    Questo sicuro e gaudioso regno
    frequente in gente antica ed in novella,
    viso e amore avea tutto ad un segno.
    Oh trina luce che 'n unica stella
    scintillando a lor vista, sì gli appaga!
    Guarda qua giusto a la nostra procella!
    Se i barbari, venendo da tal plaga
    che ciascun giorno d'Elice si cuopra,
    rotante col suo figlio ond'ella é vaga,
    veggendo Roma e l'ardua sua opra,
    stupefacìensi, quando Laterano
    a le cose mortali andò di sopra;
    io, che al divino da l'umano,
    a l'etterno dal tempo era venuto,
    e di Fiorenza in popol giusto e sano,
    di che stupor dovea esser compiuto!
    Certo tra esso e 'l gaudio mi facea
    libito non udire e starmi muto.
    E quasi pellegrin che si ricrea
    nel tempio del suo vòto riguardando,
    e spera già ridir com'ello stea,
    su per la viva luce passeggiando,
    menava io li occhi per li gradi,
    mo su, mo giù, e mo recirculando.
    Vedea visi a carità suadi,
    d'altrui lume fregiati e di suo riso,
    e atti ornati di tutte onestadi.


    Paradiso,
    XXXII, 100-114


    L' arcangelo Gabriele

    "O santo padre, che per me comporte
    l'esser qua giù, lasciando il dolce loco
    nel qual tu siedi per l'etterna sorte,
    qual è quell'angel che con tanto gioco
    guarda ne li occhi la nostra regina,
    innamorato sì che par di foco?"
    Così ricorsi ancora a la dottrina
    di colui ch'abbelliva di Maria
    come del sole stella mattutina.
    Ed elli a me: "Baldezza e leggiadria
    quant'esser puote in angelo ed in alma,
    tutta è in lui; e sì volem che sia,
    perch'elli è quelli che portò la palma
    giuso a Maria, quando 'l Figliuol di Dio
    cercar si volse de la nostra salma"..

    Edited by white_rose - 9/6/2013, 21:49
  2. .
    Poche sono le cose sulla terra che di per sè sono buone o cattive.
    I soldi, il potere, la conoscenza e addirittura l'amore possono essere usati sia per scopi positivi sia per scopi negativi e di conseguenza possono risultare bene o male.
    Anche la sofferenza segue questa caratteristica.
    La sofferenza può avere significato oppure no, può avere valore oppure no.
    Ad esempio la sofferenza provata nel tentativo di raggiungere uno scopo nobile, e che di conseguenza produce una maggior forza di carattere e una maggiore profondità nella propria capacità di amare o che produce una maggiore sensibilità alla sofferenza degli altri, ha certamente un merito spirituale positivo e senza dubbio contribuisce all'avanzamento spirituale.

    Per davvero, basta guardare al riconoscimento che la storia attribuisce alle persone che hanno sopportato grandi sofferenze per amore degli altri, per capire la validità del principio qui affermato.
    E' spesso attraverso la sofferenza che gli individui arrivano a capire ed apprezzare la Grazia di Dio.
    Perciò se qualcuno sa vedere la sofferenza come un mezzo per capire Dio più profondamente o ancor meglio per cercare di rassomigliare maggiormente a Dio, quali Suoi figli, allora tale sofferenza avrà un grande valore spirituale.

    Tratto da “Uno sguardo alla vita oltre la vita” di Nora Spurgin


  3. .
    Vi segnalo un bel libro sugli angeli:

    VISIONI DI ANGELI
    di Doreen Virtue
    Armenia editore



    Il libro è una raccolta di storie vere di persone che si sono rese protagoniste di incontri con gli angeli e con gli spiriti dei propri cari scomparsi. Da ogni racconto scaturiscono l’entusiasmo e la speranza che questi eventi hanno suscitato, trasmettendo messaggi di positività e di speranza a chiunque li riceva. Alcune storie descrivono commoventi incontri con i propri cari durante il sonno, nel corso dei quali giungono messaggi di conforto e di aiuto, mentre in altre si racconta di improvvise e provvide apparizioni di sconosciuti durante i periodi di crisi e delle loro repentine e misteriose sparizioni. Nell’ultima parte del libro l’autrice fornisce al lettore delle istruzioni per vedere ed entrare in contatto con il proprio angelo.


    Edited by white_rose - 9/6/2013, 23:12
  4. .
    Ognuno di noi ha un corpo fisico ed un corpo spirituale proprio qui mentre stiamo ancora vivendo sulla terra.
    Il corpo fisico, che ognuno di noi lascerà al momento della morte, non è altro che l’immagine del proprio corpo spirituale ed ha lo stesso aspetto del corpo spirituale.

    Questo ha la stessa identità e la stessa vibrazione del corpo fisico solo che vive in una dimensione differente da quella fisica.
    Più elevato è lo sviluppo o la vibrazione dello spirito, più luminosa e più raffinata sarà l’energia del corpo spirituale. Sostanzialmente ognuno di noi mantiene le sue peculiari caratteristiche.
    Ad ogni modo, nel mondo dello spirito, ciò che determina l’aspetto dei singoli individui è la loro qualità di cuore e capacità di amare e la qualità della loro vita.
    La qualità interiore di un’ individuo si manifesta nel mondo dello spirito sotto forma di luminosità.
    Le sembianze di ognuno sono manifeste ma la luce, che si sprigiona dalla vera essenza dell’individuo, quello è il suo aspetto di maggiore identificazione.
    L’individuo che ha vissuto la sia vita dedicata totalmente agli altri emanerà vivida luce nel mondo spirituale.

    Se al momento della morte il corpo fisico di un individuo fosse menomato, il suo corpo spirituale sarà libero dalla sofferenza e dalla malformazione. Poiché il mondo spirituale è il mondo della mente, sarà tuttavia possibile che questo individuo continui a pensare di sentire il dolore e di avere ancora quella malformazione.
    La conseguenza è che fintanto che porterà nella sua mente tale convinzione, quella pena e quella malformazione saranno presenti anche nel suo corpo spirituale.


    Tratto da “Uno sguardo alla vita oltre la vita” di Nora Spurgin
  5. .
    Le realtà più elevate del mondo spirituale sono governate dall’amore.
    Dove esiste amore c’è felicità, dove c’è felicità non c’è l’affanno del tempo.
    Per questo affermiamo che, nei livelli più elevati, non esiste il tempo. Tuttavia nelle realtà più basse, poiché gli individui vivono nell’infelicità, il tempo sembra interminalibe.

    Esiste anche lo spazio, ma il mondo spirituale è il riflesso delle qualità interiori degli individui che vivono in quelle dimensioni.
    Dove esiste l’amore non ci sono né barriere né distanze tra le persone.
    Il mondo spirituale perciò non è un mondo tridimensionale come il mondo fisico ma è soprattutto il riflesso del mondo interiore degli individui che lo abitano.


    Tratto da “Uno sguardo alla vita oltre la vita” di Nora Spurgin
  6. .
    I sensitivi che hanno potuto osservare il mondo dell’aldilà ci confermano che quel mondo è molto simile a quello in cui viviamo ora, tranne per il fatto che non esiste lo spazio e il tempo così come li conosciamo qui nel mondo fisico.
    E’un mondo di incredibile bellezza. E’una realtà dove si può essere pienamente vivi, dove, per esempio è tutto l’intero nostro corpo ad avere percezioni.
    E’ un mondo con infinite possibilità di creatività e di completa realizzazione di se stessi.
    E’ un mondo dove l’amore di Dio è come l’aria che respiriamo. Così come l’aria è la componente dell’atmosfera che respiriamo qui sulla terra, così l’amore di Dio è l’atmosfera del mondo dello spirito.

    Il nostro corpo spirituale si muove con le onde del pensiero, per cui se qualcuno pensa ad una persona o ad un luogo particolare, può essere trasportato laggiù immediatamente.
    Anche la comunicazione avviene attraverso i pensieri.
    Oltre ciò siamo liberi dalle restrizioni che il nostro corpo fisico comporta.
    E’ dunque facile, da quella realtà, capire che la nostra vita qui sulla terra, (così come la vita nel grembo materno), non era altro che una preparazione ad una esistenza più completa, più ricca e più libera nella dimensione spirituale.


    Tratto da “Uno sguardo alla vita oltre la vita” di Nora Spurgin
  7. .
    E’ automatico andare nel mondo spirituale?

    Si. Non è questione di scelta o di qualifiche.
    Ognuno di noi esiste con uno spirito che è eterno.
    La vita nel mondo dello spirito è semplicemente il passo successivo alla vita su questa terra proprio come la vita sulla terra è il passaggio naturale dopo la vita nel grembo materno.

    La nascita fisica avviene allorché il bambino, dopo aver passato 9 mesi nel piccolo e caldo mondo del grembo materno, si spinge attraverso in canale che lo porterà nel più vasto mondo della vita fisica.

    Esiste una simile sequenza di eventi anche al momento della nostra nascita nella dimensione ultra terrena.
    Gli individui che hanno avuto esperienze di pre-morte affermano di aver attraversato un tunnel oscuro che portava ad una gran luce, dove le persone a loro care aspettavano il loro arrivo.
    Dobbiamo però notare che se qualcuno viene educato a non credere alla esistenza di vita oltre la morte, può in molti casi non essere in grado di riconoscere questi processi naturali che avvengono automaticamente al momento del passaggio nel mondo spirituale.
    Molti sono gli individui che hanno percepito questa mancanza di informazione sulla realtà della dimensione spirituale come una grande ingiustizia fatta loro, in quanto questo passaggio naturale nella dimensione dello spirito è per loro avvenuto in modo confuso.
    Il loro spirito, a volte, è stato costretto a vagare senza fine fuori dalla realtà del proprio corpo fisico ma “prigioniero” tra queste 2 dimensioni, non sentendosi parte di nessuno dei 2 mondi.
    Questa condizione può durare fino al momento in cui uno spirito guida viene mandato a recuperare lo spirito prigioniero ed educarlo alla vita nella nuova dimensione.


    Tratto da “Uno sguardo alla vita oltre la vita” di Nora Spurgin

    Edited by white_rose - 2/9/2017, 18:17
  8. .
    Esiste la vita dopo la morte? Come possiamo saperlo?


    Da Platone in poi attraverso gli antichi greci, attraverso Gesù e S. Paolo, attraverso la maggior parte delle culture dell’Africa e dell’Oriente su fini agli spiritualisti del ventesimo secolo il credo in una qualche forma di esistenza dopo la morte del corpo è sempre stato affermato inequivocabilmente.
    L’affermazione di Gesù che nella casa di suo Padre “ci sono molte stanze” sembra voler giustificare che questo credo sia patrimonio comune di tante culture e popoli diversi.
    Mentre oggi molti credenti vorrebbero non prendere in considerazione un tale argomento dobbiamo confermare che la manifestazione della esistenza del mondo spirituale è molto presente nella Bibbia.
    Profeti come Ezechiele e Isaia ci hanno tramandato le loro visioni,così come ha fatto l’autore del libro dell’Apocalisse.
    Nel Vangeli gli angeli parlano ripetutamente con gli uomini e Gesù sul monte della trasfigurazione conversa con Mosè e Elia morti ormai da secoli.
    I mistici e i santi del Cristianesimo hanno moltissime volte manifestato le loro esperienze con le realtà del mondo dello spirito.

    L’affermazione che la vita continua dopo la morte fisica aiuta a comprendere gli ormai riconosciuti fenomeni delle esperienze pre-morte, la visione di persone decedute e le esperienze di reale comunicazione con l’”altra realtà”.
    Fenomeni questi che avrebbero senz’altro una difficoltà di spiegazione senza la conoscenza di una vita ultraterrena.

    Per poter comprendere cosa ci accadrà al momento della nostra morte è necessario comprendere lo scopo della nostra esistenza.
    Molti di noi tendono a identificare se stessi con la loro esistenza qui nella realtà del corpo fisico.
    Questa è però solo una parte dell’intero scenario.
    Noi non siamo soltanto materia fisica ma anche Essenza spirituale.
    Sarebbe forse meglio dire che noi siamo Esseri spirituali che possiedono anche un corpo fisico.
    Al momento della nostra morte ci togliamo di dosso il nostro corpo fisico nello stesso modo in cui ci togliamo di dosso un vestito.
    L’essenza dell’individuo rimane.


    Tratto da “Uno sguardo alla vita oltre la vita” di Nora Spurgin
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